Sentiero CAI 480
15 km
Passeggiata lunga ma non difficile.
Questo itinerario inizia al primo tornante che si incontra scendendo da Anfurro e comprende la seconda parte del tracciato segnalato dal CAI con il numero 480.
Prima di giungere alla frazione di Anfurro Inferiore, all’altezza del secondo tornante, seguendo la segnaletica Pardi – Padone, s’imbocca una comoda mulattiera abbastanza ombreggiata che, con andamento quasi sempre in quota, si sviluppa su un versante ben soleggiato in direzione NE.
La vegetazione dei prati e dei boschi circostanti è ricca di fiori e favorisce, nella stagione propizia, la presenza di molte specie di farfalle, che in estate costituiscono una splendida nota di colore.
Dopo circa quaranta minuti di cammino si giunge in località “Pardi” e poco oltre in Val di Sé, dove è possibile notare tracce di lepri e caprioli o avvistare gli scoiattoli sui rami degli abeti.
Superato un bivio, da cui parte un sentiero che scende verso l’abitato di Angolo Terme, si entra nella valle del Bassile.
Seguendo per un tratto il sentiero del Belvidì, in circa venti minuti, si giunge alla località Dergna, ottimo punto panoramico sull’abitato di Angolo Terme, sulle frazioni di Mazzunno e Terzano, sulla Valle di S. Giovanni, sulla via Mala col fiume Dezzo.
Nei pressi di una cascina, appare in tutta la sua maestosità un grande e secolare castagno che, da solo, merita una sosta. Da qui il sentiero perde gradualmente quota sino alla località Crapa raggiungibile in circa venticinque minuti. Qui è possibile attingere acqua ad una fresca sorgente.
Si prosegue poi lungo un sentiero pianeggiante sino a incrociare la mulattiera che da Angolo sale al Colle Vareno che si inerpica un modo accentuato attraverso alcuni tornanti, finché si raggiunge un bivio contrassegnato dalla presenza di una cappelletta.
Qui si scende prendendo la destra.
Qui si scende prendendo la destra.
L’itinerario che segue, come pure il tratto di mulattiera finora percorso e che scende verso Angolo Terme, coincidono con l’antichissima strada per la Valle di Scalve lungo la quale, fin dall’epoca romana, transitava il minerale di ferro estratto dalle miniere scalvine.
Questo veniva smistato ad Angolo per essere portato alle fucine dei vari centri della Vallecamonica.
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